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La città di Rimini è candidata a Capitale Italiana della Cultura 2026
Un lavoro corposo e importante che rappresenta l’occasione per valorizzare la crescita culturale della città e del territorio della Romagna  
 
Coordinata dal manager culturale Paolo Verri insieme alle direttrici artistiche Francesca Bertoglio e Cristina Carlini, scelte attraverso una call internazionale, la candidatura di Rimini, lanciata dal sindaco Jamil Sadegholvaad con un grande evento al Teatro Amintore Galli, racconta un percorso di partecipazione, confronto, raccolta di idee e spunti provenienti dai molteplici mondi della città, dagli stakeholder agli operatori culturali, dai giovani artisti alle associazioni culturali e ai cittadini riminesi. Il titolo del viaggio di Rimini per la candidatura a Capitale italiana della Cultura 2026 è “Vieni oltre”, la traduzione di un secco dialettale Vin olta, univoco nel significato e mutevole nei toni e nella postura di chi lo pronuncia.  
 
Vieni oltre è un richiamo a sé, un invito quasi perentorio di chi marca una sua centralità con le radici ben piantate in un passato bimillenario, ma nel farlo, quell’invito sembra mostrare di portarti lontano, dentro quella zona dell’immaginario, di una città di provincia che Federico Fellini ha reso familiare ad ogni latitudine del pianeta. Come a dire che quell’oltre è piuttosto la promessa di un altrove, fisico, virtuale o letterario. È un altrove di libertà per tutti gli emisferi che la città accoglie. A Rimini si può ritrovare in una stessa galleria di immagini identitarie, la sontuosità di un teatro verdiano e alcuni avamposti di tendenza come lo Slego e il Paradiso, l’Arco d’Augusto accostato alle immagini irriverenti di Maurizio Cattelan, il Trecento Riminese e il mondo della notte, il bianco marmoreo del Tempio di Leon Battista Alberti e le immagini stranianti bianco e nero dropout di Marco Pesaresi, Ariminum e Teutonen Grill. Vieni oltre sembra quindi rinnovare il suo invito a non fermarsi alle apparenze e a proseguire con noi per scoprire la compresenza di tutte le ramificazioni pluridimensionali che la nostra città ospita e custodisce amorevolmente, forse la chiave decisiva e non replicabile della nostra candidatura. Ora infatti, muovendosi nel reticolo di un ingente patrimonio culturale, tutti insieme questi emisferi stanno riscrivendo una nuova storia, in un’unica partitura, dove colto e popolare si incrociano e si arricchiscono a vicenda, dove la storia millenaria e la modernità, la cittadinanza della rivoluzione digitale e la magnificenza delle terre malatestiane, la dimensione immateriale e i nuovi luoghi fisici della cultura, il cosiddetto “alto” e il supposto “basso”, dialogano fra loro e si susseguono come le onde al mare, l’uno e le altre dandosi reciprocamente senso e forma.  
 
Il percorso di Rimini, costellato di eventi del calendario estivo, di incontri e approfondimenti nei luoghi della cultura della città, culminerà a fine settembre nella presentazione del dossier di candidatura, un manifesto che parte da un’analisi a 360 gradi dei grandi temi del presente, con un focus, in particolare, su quattro angolature: le nuove generazioni; le persone e il corpo; l’ambiente, la sostenibilità e le sfide del cambiamento; i territori, allargando lo sguardo oltre Rimini, aprendosi all’intera Romagna, nella prospettiva di una candidatura policentrica. Ci sarà poi una grande festa in piazza, con un concerto che vedrà alternarsi sul palcoscenico musicisti, band e artisti riminesi e romagnoli per una straordinaria maratona musicale che miscelerà voci, stili, strumenti e repertori. Fino a metà dicembre, dunque, quando la commissione decreterà la short list delle città finaliste in corsa per il titolo di Capitale italiana della Cultura 2026, saranno settimane di fermento e di straordinaria vivacità creativa, allo scopo anche di innovare le tradizionali rassegne stagionali con proposte artistiche nuove, nel solco di quel ‘Vieni oltre’ che fa da filo conduttore a questo viaggio.  
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